Sabato 1° marzo, Casa dell’Ambiente vi invita a un pomeriggio dedicato al riciclo e al riuso degli indumenti, presso il Cecchi Point, la casa del quartiere Aurora. “RiVestiTo live: dire, fare, giocare circolare” sarà un’occasione per riflettere sull’impatto ambientale delle nostre abitudini di consumo, dalla quantità di capi acquistati e smaltiti ogni anno, alle conseguenze che queste scelte hanno sull’ambiente.

Un incontro formativo e interattivo

Al Cecchi Point, sabato 1° marzo, si terrà la prima delle giornate cittadine previste dal progetto RiVestiTo, con titolo “RiVestiTo live: dire, fare, giocare circolare”. Co-organizzato da Mercato Circolare ed Atelier Riforma – ideatori del progetto RiVestiTo – Casa dell’Ambiente e Swap Party Torino, l’evento inizierà alle ore 15:45. L’obiettivo è sensibilizzare ed educare sul tema della fast fashion e sugli sprechi a essa collegati.

Grazie alla partecipazione di Swap Party Torino, potrete portare fino a 10 capi d’abbigliamento e accessori a persona, scambiandoli con altri e dando nuova vita agli oggetti inutilizzati. Il team di RiVestiTo presenterà le tecnologie “Re4Circular” ed “eRRRando”, mentre Ortika OdV proporrà un laboratorio di autoproduzione.

La giornata si concluderà alle ore 18:00 con la proiezione del cortometraggio “Out of sight, out of mind”, selezionato da CinemAmbiente, seguita da una tavola rotonda di confronto.

Ingresso, laboratori e proiezione sono gratuiti, ma i posti sono limitati: vi consigliamo di prenotare su Eventbrite.

L’impatto della fast fashion

L’industria della moda è responsabile del 10% delle emissioni globali di CO₂ ogni anno. Gran parte di questo impatto deriva dalla produzione di capi di fast fashion, realizzati con materiali economici e scarsa attenzione alla sostenibilità.

Questi indumenti, spesso indossati solo poche volte prima di essere gettati, richiedono grandi quantità di risorse e rilasciano sostanze chimiche nocive nell’ambiente, contaminando aria, suolo e riserve d’acqua. Inoltre, la produzione e il trasporto contribuiscono ulteriormente all’aumento delle emissioni.

Un ciclo di spreco e sfruttamento

Oltre ai danni ambientali, la fast fashion alimenta uno sfruttamento lavorativo diffuso. In molti paesi produttori, i lavoratori operano in condizioni precarie, senza diritti né tutele, percependo salari estremamente bassi che perpetuano la povertà generazionale.

Ogni anno, in media, acquistiamo circa 26 kg di vestiti a persona, ma 11 kg finiscono in discarica, per lo più capi di fast fashion. La bassa qualità rende difficile il riciclo o la riparazione, incentivando l’acquisto continuo di nuovi indumenti.

Verso un consumo più consapevole

Cosa possiamo fare per cambiare rotta? A breve termine, possiamo iniziare sfruttando al massimo ciò che già possediamo, evitando sprechi. A lungo termine, sarebbe utile investire in capi di qualità, realizzati in condizioni etiche e con materiali sostenibili. Tuttavia, il prezzo non è sempre sinonimo di sostenibilità: anche i marchi di lusso possono utilizzare materiali scadenti o produrre in contesti di sfruttamento.

Per questo è fondamentale imparare a valutare attentamente ogni acquisto: esaminare la qualità dei tessuti, informarsi sulla filiera produttiva e privilegiare brand trasparenti.

Casa dell’Ambiente, da oltre vent’anni, promuove l’educazione ambientale e organizza eventi di sensibilizzazione come questo, convinta che la condivisione e la formazione siano strumenti potenti per un cambiamento positivo.