L’acqua che (non) mangiamo.
L’impronta idrica dell’alimentazione e degli sprechi alimentari
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“Una Buona Occasione”, progetto di lotta agli sprechi alimentari della Regione Piemonte e della Regione Autonoma Valle d’Aosta, ha organizzato il convegno “L’acqua che (non) mangiamo. L’impronta idrica dell’alimentazione e degli sprechi alimentari” in occasione della giornata mondiale dell’acqua.

L’ incontro tenutosi in occasione della giornata mondiale dell’acqua al Campus Einaudi di Torino ha ospitato relatori che hanno raccontato le diverse facce e sfaccettature delle problematiche legate alla risorsa idrica ed alla sua scarsità; dall’acqua vista come motore sociale e culturale che può innescare una rivoluzione nelle abitudini degli italiani solo laddove insieme agli strumenti per un uso corretto di questa risorsa vengano fornite anche le istruzioni per adoperarli, ad elemento di (ri)scoperta tra i giovani, non del tutto consapevoli della sua importanza e talvolta ignari del mondo che si nasconde dietro e dentro questa preziosa risorsa.
Si è parlato di “globalizzazione delle risorse idriche”, di quanta acqua oggi spostiamo continuamente, e di come i flussi migratori possano influenzare sull’impronta idrica senza però, in molti paesi, diminuire la pressione sulle risorse idriche.

L’acqua è un bene quindi che investe ogni aspetto del quotidiano, compresa l’alimentazione umana. Ci è stato raccontato come, negli anni, le abitudini alimentari siano cambiate, di come si sia passati da un’alimentazione tradizionale agricola ad una anglosassone, più ricca di proteine e carne. Un nuovo modo di nutrirsi senza una vera consapevolezza, che ha portato ad un aumento dell’apporto calorico giornaliero ed un conseguente aumento dello spreco d’acqua derivante dagli sprechi alimentari. Questo cambiamento ha sicuramente influito sull’impronta idrica. Da uno studio effettuato su circa 400 famiglie, è stato stimato uno spreco alimentare di circa 100 g giornalieri, che corrispondono a 3 m3 di acqua virtuale pro capite.

Si è parlato infine del rapporto tra la donna e l’acqua, vista come elemento strettamente connesso alla nascita e alla vita; della scarsità idrica legata ad un approccio di genere, di come questa risorsa in molti paesi sia strettamente legata alle donne, alle sue modalità di reperimento e gli sforzi fisici a cui la donna ogni giorno è sottoposta. Si stima che nel mondo le donne spendano 200 milioni di ore ogni giorno nella sola raccolta dell’acqua necessaria per le proprie famiglie. Un tempo che potrebbe essere invece impiegato nell’istruzione, nel lavoro retribuito o in altre attività. Il legame tra la garanzia dell’accesso all’acqua e l’uguaglianza di genere è, non a caso, uno dei temi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Infine Casa dell’Ambiente è intervenuta raccontando alcune delle iniziative interne in programma dedicate al tema acqua in occasione dell’avvio dell“International Decade (2018–2028) for Action – Water for Sustainable Development” indetta dalle Nazioni Unite. Casa dell’Ambiente si vuole porre infatti come promotore a livello locale e, perché no nazionale, di eventi e iniziative continuative nel tempo che possano dare risalto all’avvio del Decennio Internazionale sull’acqua per lo sviluppo sostenibile.

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